Mindfulness
‘Mindfulness’ è la traduzione inglese della parola indiana ‘sati’ che significa ‘attenzione consapevole’. È usata per indicare sia la meditazione di consapevolezza che la consapevolezza intesa come forma pura di conoscenza che deriva dall’intuito e dall’esperienza diretta nel qui e ora piuttosto che dal ragionamento.
Per Jon Kabat-Zinn, uno dei pionieri di questo approccio “Mindfulness significa prestare attenzione, ma in un modo particolare: con intenzione, al momento presente, in modo non giudicante”.
Quali sono le radici della mindfulness?
La mindfulness trae origine dalla tradizionale Vipassana, la meditazione di consapevolezza e la più antica tra le pratiche buddiste. Nasce più di 2500 anni fa nell’attuale Birmania. Vipassana significa ‘chiara visione’, è una visione approfondita. È una conoscenza diretta, per esperienza, che viene dalla pratica di osservazione e di accettazione di se stessi che si basa sulla meditazione. Secondo gli insegnamenti del Buddha questo tipo di meditazione era il mezzo per raggiungere l’illuminazione.
La mindfulness propone un livello iniziale di meditazione che sia però adeguato e adatto a contesti quotidiani e all’esperienza di vita normale.
Com’è l’approccio della mindfulness?
E’ coltivare intenzionalmente la modalità dell’essere invece che la modalità del fare. È un allenamento all’attenzione e alla consapevolezza di ogni sensazione, pensiero o immagine che si presenti nel qui ed ora, così da non perdersi in pensieri che ci portano dove vogliono loro (nel passato con il rimpianto, o nel futuro con l’ansia) e che causano tristezza, rabbia e altre emozioni spiacevoli.
Una maggiore presenza al qui e ora ci apre a esperienze inaspettate, alla ricchezza del momento presente e alla pienezza del vivere che però talvolta comprende anche gli aspetti meno piacevoli: il disagio, la sofferenza, il dolore. La mindfullness ci chiede di non respingere e non negare questa dimensione ma di accoglierla e farne motivo di crescita e persino di creatività. Infatti se la sperimentiamo, allora possiamo scoprire la possibilità di fare spazio, di lasciar essere ed essere meno condizionati e meno oppressi anche dalle condizioni che ci portano disagio. E facendo questo sarà più facile trovare i modi più efficaci e intuizioni creative per gestire o risolvere le cause di sofferenza.
Usando le sensazioni del corpo come àncora possiamo imparare a rimanere nel presente, calmi, rilassati e consapevoli. Ed è così che impariamo come i pensieri siano solo pensieri e le emozioni solo emozioni; possiamo lasciarli andare osservandoli da lontano, senza reagire o perderci in essi.
In quali ambiti si applica la mindfulness?
Molte ricerche dimostrano ormai da tempo come essere consapevoli, in contatto con la propria esperienza del momento, riduca ansia e pensieri negativi ed aumenti felicità ed efficienza.
Le applicazioni primarie sono in area clinica, dove il lavoro pionieristico trentennale di Jon Kabat-Zinn, professore di medicina presso la University of Massachusetts ha avuto un larghissimo seguito sia in medicina che in psicoterapia per il trattamento della depressione, dell’ansia, degli attacchi di panico, del disturbo ossessivo compulsivo o della fobia.
Da allora la mindfulness ha dimostrato la sua efficacia su molte differenti popolazioni negli ambiti più disparati: per combattere l’insonnia e la psoriasis; per sviluppare resilienza; come tecnica d’elezione per la gestione dello stress, delle emozioni, del dolore cronico; e per il miglioramento della qualità della vita.
In particolare la mindfulness ha trovato un ruolo di rilievo nella psicologia positiva il cui scopo non è la cura di patologie ma la promozione del benessere e la prevenzione. Le neuroscienze hanno infatti evidenziato come la pratica della mindfulness porti ad un aumento del funzionamento di quelle aree cerebrali che sono associate ad emozioni positive.
Più recentemente le applicazioni si sono estese anche all’ambito educativo e organizzativo come proposta di un vero e proprio stile di vita più salutare in quanto più consapevole